Le elezioni si avvicinano..

Le elezioni si avvicinano..

C’è Grillo che ormai non è più una novità con il suo ancoraggio fortissimo alla disintermediazione dei partiti (che non è anti politica), c’è Italia Futura che non è Montezzemolo e nemmeno il remake della discesa in campo di Berlusconi, è una cosa molto più articolata che bisognerebbe provare a comprendere invece che demonizzare, c’è poi la lega 2.0, quella di Maroni che si farà presto sentire e che molto presto rinvigorirà la sua caratteristica popolare di massa e infine c’è il PDL e il PD; nel primo sembra che ci sia solo molta confusione e poche idee sul futuro, nel secondo c’è, direi, tanta paura che il futuro sia arrivato a bussare alla porta.

Su Bersani non ci sono molte parole da spendere, perché poco c’è da scoprire o sapere, quello è, lo conosciamo bene, come lui stesso si definisce è l’usato sicuro, quindi una portata già conosciuta e che riserva poche sorprese e conseguenti potenzialità; poi c’è Renzi e, da ultimo il buon Boeri, di cui ancora si conosce poco ma a cui va dato merito di audacia.

Soffermandosi su Renzi mi sentirei di dire sostanzialmente tre cose:

Uno: Renzi è un leder nel vero senso della parola, per quel poco che l’ho conosciuto non ne ho dubbi, ha la spregiudicatezza del leader, la forza empatica del leader e la forza di imporre sempre le sue regole del gioco, diverse e fuori dagli schemi. È un leader perché non fa “prigionieri” e “accordi” e struttura la relazione su un piano di costante competitività.
Però il leader deve saper anche quando è utile e necessario rappresentare la sintesi; la spregiudicatezza è importante ma la responsabilità è altrettanto obbligata.
Renzi ha oggi una responsabilità grande, quella di rendere vincente in one-shot il fronte rinnovatore del PD. Se perde, perde una generazione di militanti, di simpatizzanti e di elettori. Quindi gli è richiesta la responsabilità di non lasciarsi indietro pezzi del progetto. Non è concepibile un processo di cambiamento nel PD senza avere nello stesso fronte Renzi, Civati, Serracchiani, Scalfarotto e tutti coloro che in questi anni hanno costruito i presupposti per cui oggi è possibile la battaglia.

Due: Renzi è un colpo che può andare a segno, e questo lo sanno in molti, i compagni di strada, gli avversari, ma anche i profughi politici, soloni scaduti, in cerca di un collocamento, per poi battere cassa.
Il tema della gestione del cambiamento è fondamentale, la capacità di muoversi tra la necessità del consenso e il dovere di perseguire un vero cambiamento lasciando indietro chi non lo rappresenta per nulla e non se ne è mai preoccupato di rappresentarlo in passato, è un tema da cogliere, tutto.

Tre: c’è una coppia di ingredienti che mancano nell’impasto Renzi (reale o percepito che sia): autorevolezza e umiltà. Recentemente mi sono imbattuto in una lettura su Aung San, eroe nazionale birmano e padre di Aung San Suu Kyi. All’età di 31 anni, quando fu brutalmente ucciso, aveva già ricoperto ruoli di grandissima importanza, portando il paese all’indipendenza e poi governandone la transazione.
In un suo discorso all’età di 29 anni scrisse delle parole molto belle da cui Renzi potrebbe trarne qualche spunto:

<<In questo momento sono molto popolare fra la gente. Ma non sono né un dio né un mago, né un prestigiatore. Solo un uomo. Non un essere ultraterreno, ho solamente poteri umani. Sono molto giovane. La responsabilità che ora mi assumo è di addossarmi gli oneri del paese intero; non ritengo di possedere tutte le qualifiche necessarie per portarli. .. se saprete portare le vostre forze ad altezze ancora maggiori di quelle raggiunte finora e aiutarci nell’opera che stiamo svolgendo per voi, potremo fare di più per ottenere l’indipendenza e il benessere di tutti, come è nostro desiderio. Ecco perchè vorrei chiedere ancora una volta alla gente fermezza e risoluzione.>>