From USA
28 gen 2008
Dopo tre settimane in Messico, mi trovo ora negli USA dove ne sto approfittando per seguire da vicino il vivacissimo dibattito politico attorno alle primarie. Ho partecipato con grande curiosità ed interesse ad un intervento pubblico di Barack Obama in una scuola della multirazziale ma sopratutto ispanica periferia di Las Vegas e il 19 gennaio ho assistito ad un formidabile esercizio di democrazia dal basso e di partecipazione collettiva alla politica: il caucus democratico del piccolo villaggio di Beatty nel Nevada Orientale, al confine con la democratica California.
52 partecipanti, molti anziani, pochi giovani, qualche cowboy. Sede dell’evento una spoglia sala del centro anziani del paese. Obama e Clinton rappresentati, Edwards autogestito. Tre uncommitted convinti alla fine per Obama in due e per Edwards il terzo. Cinque delegati da eleggere per l’assemblea nazionale, due assegnati alla pari tra Obama e Clinton, nonostante il maggiore numero di voti del primo e un delegato per il piú sguarnito Edwards. Trend generale quindi. I repubblicani nel frattempo tenevano il loro caucus in un’altra sala dello stesso edificio. Pochi, pochissimi, nella penombra della stanza, in cinque attorno ad un tavolo. Trend anche in questo caso si potrebbe dire. In questo momento tutta l’attenzione dei media è concentrata sui Democratici e la disaffezione nei confronti dei Repubblicani è molto alta. Evidentemente anche nella conservatrice Beatty.
Il clima che si respira è di incredibile partecipazione e passione. “Ordinary people” (come si dice qui) che attivamente prendono parte ad un fondamentale processo politico.
Il caso a voluto che nel medesimo luogo ci fossero due reporter della rete televisiva francese di canale 2 che preparavano un documentario che andrà in onda il 2 febbraio e un giovane giornalista della “International Press” che mi ha chiesto di rilasciargli qualche commento e un paragone con il sistema italiano.
Ho tentato di trasmettergli il mio grande entusiasmo per quanto assistito e gli ho spiegato come da noi non esista nulla di simile anche in considerazione del fatto che il nostro “political environment” è diverso dal loro specialmente per quanto riguarda la formazione degli stessi partiti è i loro modelli di partecipazione.
Per quanto mi è stato possibile capire da queste esperienze dirette e parlando con la gente ho concluso che la politica americana è in realtà molto piú “a casta” della nostra. Il senato americano ha una percentuale di ricambio che oscilla di media attorno al 10%. I senatori sono dei piccoli principi nei loro feudi, sono in gran parte estremamente ricchi di famiglia e spesso contano nel proprio albero genealogico altri senatori.
I rappresentanti delle province (non ricordo ora il nome esatto), che con i senatori formano il congresso, sono piú variegati nella provenienza sociale e di reddito ma decisamente meno influenti dei senatori.
A mio avviso, ad evidenziare in tutta la sua concretezza la differenza tra i politici ed i non è la parola “ordinary people” che prevede, per opposto chi è “special people”.
Assunta questa differenza sociale tra chi è politico e chi non, c’è da costatare la piú evidente comunicabilità (per lo meno in
apparenza) di queste due entità rispetto a quanto accade, per esempio, in Italia.
La trasposizione della politica su un piano piú markettaro dove l’elettore diventa cliente, ne snatura in parte rilevante le sue
caratteristiche ma d’altro canto obbliga il politico ad instaurare un filo piú diretto con il cittadino come farebbe ogni buona azienda.
Tende pertanto a parlarci direttamente, a chiamarlo per nome, ad essere efficiente e chiaro nelle risposte, a non porre intermediari tra se stesso e i cittadini in ascolto, il discorso è diretto, la posizione, oggettiva e soggettiva, è in centro e al livello degli interlocutori.
Questa esperienza americana è risultata molto interessante e mi farà riflettere a lungo.
Personalmente, allo stato attuale, credo che la Clinton abbia molte piú possibilità di vincere nella corsa con Obama. È molto piú tranquillizzante per i common americans e, sopratutto, per i “poteri forti”.
Obama è decisamente piú dirompente, piú fresco, piú giovane (sia anagraficamente che nello stile politico). Conferma ne è la parola dominante della sua campagna che fino ad ora è stata “change”. Tutto questo è probabilmente eccessivo per un america decisamente frastornata da tanti anni di conservatorismo bigotto e guerrafondaio della presidenza Bush.
Come credo che la Clinton abbia piú chance nella fase delle primarie, credo che, nello scontro con i repubblicani Obama sarebbe decisamente piú apprezzato da un piú vasto elettorato. La Clinton suscita generalmente un grandissimo amore o un altrettanto grande disprezzo.
Ora c’è la South Carolina e poi, tappa chiave, sarà la California ai primi di Febbraio.
Attendiamo gli eventi e speriamo, per quanto mi riguarda, che Obama possa avere la meglio. Non so se sarà il miglior presidente possibile ma penso che potrà essere migliore dei suoi attuali competitors.
Nota: chiedo scusa di eventuali errori di battitura ma sto scrivendo su un aereo molto traballante e dalla tastierina “touch” del mio iPod Touch (recente formidabile regalo per la mia altrettanto recente laurea specialistica).
Nel frattempo, come non fornirvi questa chicca:
..questa è una registrazione da YouTube dell’intervento di Obama a cui ho assistito al Rancho High School di Las Vegas il 17 Gennaio.
..questo è il servizio di France 2 andato in onda il 2 Febbraio sul caucus di Beatty (mi si intravvede con la mia reflex in mano in qualche ripresa)
http://video.google.com/videoplay?docid=-1085874794443616366
Magari se i media parlassero anche di Ron Paul forse la parola democrazia avrebbe un senso …
http://www.umanamenteidiota.com/index/2008/01/23/ron-paul-fa-paura-alle-lobby/
Interessante! Io vorrei una spilla di Obama da mettere per le NOSTRE convention. Me la porti? Mi sono iscritta alla newsletter di Obama (idea copiata dalla Stef), interessante soprattutto quando ci scrive lui. Il mio cugino americano dice che gli abitanti degli states sono troppo vecchi e hanno paura di cambiare. Non tornare troppo presto. Qui si piange!
wow franz commentatore per la France Press!
Goditela fino in fondo – qui è deprimente dopo la crisi di governo ancora peggio – una buona cosa, il gruppo comunicazione a cui mi sono aggregata – andrea lo coordina – bravo e simpatico – quando ho saputo che fa da ufficio stampa a fogliardi mi e’ preso un colpo..
io seguo obama con lo spirito del I have a dream… ma mi fa bene segurlo!
un abbraccio francesco
stef
ci sono alcune tue affermazioni in contrasto: “La trasposizione della politica su un piano piú markettaro dove l’elettore diventa cliente, ne snatura in parte rilevante le sue
caratteristiche ma …”
E POI DICI
“Tende pertanto a parlarci direttamente, a chiamarlo per nome, ad essere efficente e chiaro nelle risposte, a non porre intermediari tra se stesso e i cittadini in ascolto …”
iN CHE SENSO è SNATURATA LA POLITICA? RISPETTO A QUALE MODELLO IDEALE? A ME SEMBRA INVECE DALLE TUE PAROLE CHE SIA PROPRIO QUELLO IL RUOLO DI UN POLITICO.
A PARTE QUESTO BUON VIAGGIO!
Ma TU DOVE SEI? Non ti ho visto!!!
That’s terrible…
@eVita: niente spilla! mi sono però portato a casa uno di quei simpatici cartelli che usano la giù negli states per incitare il proprio idolo.
In quel video non ci sono, ma però compaio (woow) nel servizio di France 2 andato in onda oggi e che al più presto metto online.
@Stfania: sono tornato ed è proprio un disastro. Su tutti i fronti pare!! E’ dura partecipare al futuro ascoltando Obama negli States e tornare con l’ombra in avvicinamento di Mr B
@Bridge: no, il ruolo primario del politico non è parlare, è fare.
Una frase celebre dice che “un buon politico risolve i problemi dei suoi elettori, un buono statista quelli delle generazioni future”.
Il discorso si fa inerpicato, ma il fulcro è che, nonostante condivida l’esigenza di una maggiore informalità della politica nostrana (sopratutto quella del csx) non posso accettare che si scambi l’elettore come cliente. Gli interessi del paese non sono sempre, necessariamente, gli interessi dei suoi singoli cittadini.
@UMI: non saprei che risponderti, non so molto di Ron Paul se non che è molto innovativo rispetto ai suoi competitor Repubblicani. Proprio questa sera mi sembra vada in onda su MTV dopo un acceso dibattito se farlo partecipare o meno. Il suo gradimento tra i giovani è a tratti superiore a quello di Obama. Rimane un Repubblicano (vedi aborto, armi tanto per dirne due)..
@ewawe che tu magari sia poco informato sul programma di Ron Paul va bene, ma non credo sia corretto generalizzare e banalizzare con un semplice “Rimane un Repubblicano” … tra l’altro ne hai dette due senza nemmeno dire di cosa si tratta in fondo, sulle armi la posizione può anche essere quella del suo partito, sull’aborto idem ma che vuol dire che sia migliore Obama?, lui va contro ogni logica lobbistica con il suo programma, mentre Obama tanto quanto Clinton hanno già la lingua infilata nel culo delle lobby, per dirne una Ron Paul vuole ritirare da ogni parte del mondo i soldati USA e ridurre drasticamente la spesa militare destinando risorse alla sanità disastrosa negli USA (se non hai i soldi), gli altri dicono le stesse cose? No di certo! … forse è per questo che tu e molti altri non ne sai molto … semplicemente perché non dovete saperne di più!
ti cito: no, il ruolo primario del politico non è parare, è fare.
bella frase ad effetto. non so quale sia il tuo modello di politica. certo è che il modello ammericano è molto più “del fare” rispetto a quello italiano.
[...] con enorme interesse le presidenziali americane, sarà perchè ho avuto modo di vederle da vicino ascoltando in prima persona Obama al Rancho HighSchool di Las Vegas e partecipando poi al Caucus nel piccolo paese di Beatty in [...]